Massimo Osti: il genio tessile che ha anticipato il futuro
30.06.2025A vent’anni dalla sua scomparsa, Bologna celebra Massimo Osti – padre dello sportswear contemporaneo – con una retrospettiva immersiva che ne racconta l’eredità creativa e la visione rivoluzionaria a Palazzo Pepoli fino al 23 settembre 2025.
C’è chi la moda la segue, chi la crea, e poi c’è chi, come Massimo Osti, la ripensa dalle fondamenta, intrecciando tecnologia, ricerca e cultura del tessile come pochi altri. A due decenni dalla sua scomparsa, Bologna – la sua città natale, musa ispiratrice e laboratorio d’idee – gli rende omaggio con una mostra unica, allestita presso Palazzo Pepoli, nel cuore del centro storico.
La retrospettiva, promossa da C.P. Company e Massimo Osti Studio, in collaborazione con il Massimo Osti Archive, non si limita a celebrare un designer. Piuttosto, restituisce al pubblico il ritratto di un vero e proprio ingegnere del tessile, la cui visione ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura dell’abbigliamento tecnico e urbano.
Il cuore della mostra è un’area immersiva in cui si esplorano i principi progettuali che animavano la sua ricerca: la tensione tra tecnologia e artigianalità, l’ossessione per il dettaglio funzionale, la volontà di creare vestiti-oggetto, pensati per essere usati, consumati e vissuti.
Massimo Osti non era un couturier, ma un visionario del tessuto, un innovatore radicale. La sua influenza si avverte ancora oggi nelle collezioni dei marchi che si ispirano allo streetwear e alla performance utility. È impossibile parlare di cultura tessile contemporanea senza citare i suoi esperimenti con materiali ibridi, come il Rubber Wool, il Mag Defender o lo Steel – veri precursori dei tessuti intelligenti di oggi.
La selezione finale dei capi, proveniente dal Massimo Osti Archive, è un compendio delle sue intuizioni più geniali, una galleria viva di un pensiero in anticipo sui tempi, dove ogni cucitura racconta una storia di innovazione. Massimo Osti ha dimostrato che la cultura tessile non è solo tradizione, ma anche e soprattutto ricerca. Guardando ai suoi capi, ci rendiamo conto che il futuro dell’abbigliamento non è (solo) nella forma, ma nella materia stessa del vestire.